Le Chiese
La Chiesa Parrocchiale
Costruita nel 1934 dall’ing. Luigi Monterumici e con la guida di don Eliseo Pedron. Consacrata nel 1947 dal vescovo di Treviso Mons. Antonio Mantiero. La chiesa è ornata da alcune suppellettili della vecchia parrocchiale e da affreschi di Giuseppe Cherubini e Giovanni Barbisan.
La Chiesa Vecchia
L’opera che rende sicuramente interessante questa Chiesa del tardo ‘700 è il primo affresco dell’Assunzione di Maria di Giambattista Tiepolo. Quest’opera giovanile del pittore Veneto, inserita tra le opere degli itinerari Tiepoleschi nei luoghi della devozione, è una delle pochissime opere ancora recluse al pubblico. Si trova nella Chiesa cosidetta “vecchia” ed è stato ritrovato e riconosciuto nel 1985 da Adriano Mariuz e Giuseppe Pavanello. Si sapeva che esisteva, dato che lo documentava nel 1732 Vincenzo Da Canal nel suo “Vita di Gregorio Lazzarini” ma era stato erroneamente dato per distrutto dagli studiosi del Tiepolo. L’artista veneziano, allora agli inizi della sua splendida carriera, lo aveva realizzato molto probabilmente nel 1716, come riporta la data tracciata a carbone sull’intonaco della parete sinistra del presbiterio.
Lo aveva chiamato ad affrescare la Chiesa Alvise Pisani, successivamente doge di Venezia. Ai Pisani la vicina villa era giunta in dote in seguito al matrimonio di Almoro II, figlio di Alvise, con Isabella Correr. I Pisani provvidero a far erigere la chiesa che fu terminata nel 1719. L’affresco del Tiepolo, in campo ottagonale, rappresenta la Vergine Assunta sostenuta da angeli in volo, illuminata dallo Spirito Santo che in forma di colomba distende le sue ali. Non è l’unico affresco di questa bella Chiesa, recentemente avviata verso una attenta opera di restauro. La volta della navata custodisce infatti un affresco risalente al 1804, di Giambattista Canal: rappresenta l’incoronazione della Vergine e la gloria dei Santi Lucia e Vittore, patroni di Biadene.
La Chiesa di Santa Lucia
Il paese di Biadene, già dall’ età della pietra, giaceva nella seconda balza del Montello e si estendeva dai confini di Ciano fino ai confini di Caonada.. A metà del territorio sorgeva un “Casteller”. Era una specie di fortino, circondato da un fossato tutt’ora presente, ed era anche uno dei quattro punti astronomici denominati “i castellieri”.
Più tardi, con l’avvento del Cristianesimo, al posto del Casteller venne costruita una chiesa con adiacente il cimitero ed una casa per il custode. Già nel 1300 Biadene poteva godere di un Rettore stabile. La chiesa divenne parrocchiale e dedicata a S. Michele Arcangelo. Rimase in funzione fino alla costruzione della nuova chiesa parrocchiale al piano. All’interno della chiesa c’erano le arche delle famiglie nobili ed il cimitero fu utilizzato fin quasi alla fine del 1800.
Quando alla fine del 1500, la Repubblica Veneta requisì tutto il Montello per piantarvi roveri, che servivano alla costruzione delle navi, la popolazione fu fatta scendere al piano e tutte le case vennero bruciate. Rimase solo la chiesa e la casa del custode.
La chiesa, per la difficoltà di accesso, fu sempre meno frequentata e la popolazione di Biadene si recava presso la cappella di S. Vittore che fu demolita per costruirvi la “chiesa vecchia”, la nuova parrocchiale, al piano, con annesso cimitero (1714).
Nel 1811 la chiesa di S. Michele Arcangelo fu demolita perché si diceva che lì andassero a rifugiarsi i disertori dell’esercito napoleonico, essendo il bosco cosi fitto che chi non era pratico rischiava di perdersi. Si racconta che durante i tumulti del 1848, per paura di rappresaglie, la popolazione di Biadene si fosse rifugiata sul pianoro attorno a S. Lucia e che le truppe austroungariche non si fossero fidate ad addentrarvi per paura di imboscate e di perdersi.
Con la legge “Bertolini”, che ordinava il disboscamento di quanto restava dell’antica foresta, fu assegnato un terreno per ricostruire la nuova chiesa, sui ruderi dell’antica, e nel 1895, su disegno dell’arch. Monterumici, fu edificata l’attuale chiesa che venne dedicata ai SS. Lucia e Rocco. Si racconta che, per pagare i materiali, venne istituito un obolo, che consisteva nell’offerta di un uovo al giorno per famiglia. Non era poco per quei tempi, quando mangiare mezzo uovo era un lusso!
Sul pianoro, a fianco della chiesa, nel 1925 venne eretto il monumento-ossario per raccogliere le spoglie dei biadenesi caduti durante la grande guerra.
La Chiesa di Santa Maria delle Crozzole
All’incrocio tra la Cal Trevisana, oggi via Feltrina Sud, via S. Vigilio e Alla Guizza, oggi via Crozzole, come indicato nella pianta (perticato) dello Spinelli del 1681, c’era una Cappelletta, forse in origine solo un’ “edicola” con un affresco rappresentante la Maternità di Maria. I Biadenesi manifestavano particolare devozione a quella santa immagine, elargitrice di “grazie”, che dalle tre lampade perennemente accese, forse anche per illuminare il crocicchio, veniva chiamata Madonna dei tre lumi.
La devozione si deduce dagli “ex voto”, specialmente “crozzole” (grucce) che la gente appendeva alle pareti una volta ottenuta la guarigione. Tutti i sabati e ad ogni vigilia e festa di Maria, la gente si radunava a pregare per invocarne l’aiuto. Nel 1824, il parroco Zini, vista la devozione, promosse l’erezione di un Oratorio e, anche con la collaborazione dei parrocchiani di Caonada, si trasportò l’altar maggiore della demolita parrocchiale sul Montello, indicendo inoltre una sagra per la seconda domenica di ottobre. Mons. Ambrosi ricorda che le sagre dell’Oratorio per frequenza e devozione emulavano quelle dei paesi vicini. Dopo 38 anni, raddoppiata la popolazione e divenuto l’Oratorio bisognoso di costosi restauri, venne deciso di solidificarlo e di ampliarlo. Fu alzato di 2 metri, si aggiunse il presbiterio, la scalinata marmorea, l’atrio con le colonne e sopra il timpano venne posta la statua della Madonna. Mons. Ambrosi, nota che le 4 colonne di granito del pronao provengono dal demolito “palazzon” di Barcon (palazzo Pola), di cui oggi rimane solo il muro di cinta e una barchessa. La 2° domenica di ottobre si festeggiava solennemente, mentre il lunedì successivo festeggiava Caonada, con bancherelle, cuccagna, ecc., fino agli anni 70, periodo nel quale fu costruita la nuova strada Feltrina che tolse tutto lo spazio antistante la chiesa rendendo pericoloso l’accesso. Ora più che mai, l’accesso alla chiesa è problematico a causa di una nuova rotonda che ne limita anche la visuale.